Mio Signore e mio Dio.
Anche lo scorso anno mi sono ritrovata a riflettere su questa pagina del Vangelo della seconda domenica di Pasqua, e a un anno di distanza, mi ritrovo a fare le medesime riflessioni e considerazioni.
La prima riguarda il saluto con cui Gesù risorto apostrofa i discepoli: Pace a voi!
Dopo un anno di guerra alle porte d’Europa è obbligo riflettere su quanto la Pace sia necessaria e auspicabile, ma purtroppo resta ancora una chimera. Le guerre non le manda Dio, ma sono frutto della sete di potere e prevaricazione degli uomini. Così la pace può essere solo frutto dell’impegno quotidiano degli uomini. Il saluto di Gesù è un invito a mettersi in gioco in prima persona, a diventare costruttori di pace.
L’altra considerazione riguarda la reazione di incredulità di Tommaso che non è con gli altri discepoli quando appare loro Gesù. I discepoli, ci dice l’evangelista Giovanni, subito dopo la crocifissione di Gesù, si nascondevano per paura di essere perseguitati dai Giudei e Gesù si manifesta loro a porte chiuse. Tommaso non crede al racconto degli altri, vuole vedere Gesù risorto con i propri occhi. Come biasimarlo ? Tommaso è colui che si interroga, che mette la propria fede sotto la lente d’ingrandimento. Non gli basta il racconto dei suoi compagni, vuole fare esperienza diretta della resurrezione di Cristo. Questa sua ricerca della verità, questo suo cercare il Signore, lo rende forte nella fede e gli fa dire, primo fra tutti: Mio Signore e Mio Dio! ( Ombretta G: )