Se qualcuno vuol venire dietro a me
Il brano del vangelo di Matteo che la liturgia ci presenta in questa domenica non è facile, anzi è uno di quei brani che in certo modo sono scomodi perchè ci chiedono di cambiare prospettiva e di metterci davvero in gioco come cristiani.
Gesù annuncia ai suoi discepoli che sarà catturato, crocifisso e ucciso per poi risorgere il terzo giorno. Pietro, per primo, si rifiuta di accettare questo epilogo e cerca di convincere Gesù che non accadrà, non deve accadere. Il centro del vangelo è proprio la risposta che Gesù dà a Pietro. Lo rimprovera e lo chiama satana, perchè ragiona e pensa come gli uomini e non secondo la logica di Dio. La difficoltà per Pietro, e per ogni uomo, è staccarsi infatti dalla logica umana che predilige la via più facile e conveniente, piuttosto che abbracciare la logica di Cristo che è l’amore come sacrificio e abnegazione di sè.
Sacrificio è un termine che oggi ha una connotazione prettamente negativa di sofferenza e fatica, ma nasce dalla fusione di due termini latini quali SACRUM e FACERE, ovvero rendere sacro. Sacrificare la propria vita significa quindi renderla sacra, dedicarla a qualcosa di grande, mettere cioè da parte il proprio ego e guardare al di là di noi stessi, vale a dire verso il nostro prossimo.
L’invito che fa poi Gesù, non solo a Pietro, ma a tutti i discepoli, è quello di prendere ognuno la propria croce e seguirlo. Anche questa parte del vangelo è spesso scomoda e difficile da accettare. Gesù qui si fa esigente, ci chiede un vero atto di fede nell’abbandonare le nostro piccole sicurezze e comodità. La croce viene spesso associata a grande sofferenza, alla malattia e alle difficoltà che qualcuno crede mandate addirittura da Dio stesso per metterci alla prova. Invece prendere la croce va vista come l’opportunità di accettare il proprio cammino terreno con tutto quello che ci pone di fronte nel bene e nel male. Significa vivere appieno e con responsabilità la propria vita e gli avvenimenti che la animano, rimanendo alla sequela di Cristo, ovvero nell’amore e nella misericordia di Dio. Scegliere la croce, non è scegliere automaticamente di star male e soffrire, ma scegliere di vivere la propria vita in Cristo e rispondere alla sua chiamata all’amore che salva. ( Ombretta G. )