Quando un tuo fratello pecca …
Il vangelo di oggi è apparentemente semplice, ma se si legge bene nasconde delle realtà che non sono visibili ad una prima lettura. Ciò che si nota subito è che c’è qualcun che sbaglia e, tanto per cambiare … non sono io, ma l’altro! Appurato questo, che sono stato io l’offeso, la vittima di un comportamento o un atteggiamento scorretto, mi gonfio, mi arrabbio come non mai, e gliene dico quattro. Ma qua Gesù usa un verbo importante: dice si, ti capisco, ammoniscilo pure, ma prima di questo mette il verbo và, andare. Che cosa significa ?
Gesù ti dice, si capisco, sei arrabbiato, ma prima vai, percorri una strada, avvicinati, pensa, medita e solo dopo ammonisci. Non farti prendere dalla rabbia, ma arriva con una riflessione in più. Altra cosa importante: abbiamo capito che l’altro ha sbagliato, ma non riprenderlo davanti a tutti, abbi la delicatezza di parlarne tra voi e basta. Niente, non si redime. Che si fa ? Chiama due testimoni. Attenzione che son due testimoni, cioè coloro che hanno visto, perciò conoscono la vicenda, hanno partecipato, ma allo stesso tempo la vedono da fuori e possono dare la loro visione.
Niente, non funziona nemmeno con loro. Allora fai intervenire la Comunità che, nel testo originale, viene indicata come Ecclesia, quella che poi diventerà la nostra Chiesa. Quanto è difficile anche al giorno d’oggi andare d’accordo nelle nostre Comunità. E quanto sarebbe semplice dire ogni tanto vabbè, non sono affari miei, non mi interessa. Invece no, Gesù ci spinge proprio ad aiutarci, perchè voler bene, e lo sa bene chi instaura una relazione di vicinanza con una altra persona, sia essa famigliare, di coppia o di amicizia, significa anche correggersi l’un l’altro e far notare quando le cose non vanno. E se non ascolta nemmeno la comunità ? Trattalo come un pagano, che all’epoca era considerata una persona fuori dalla comunità, o come un pubblicano, l’esattore, ladro. Prestiamo attenzione però che Gesù dirà poi di amare proprio i nemici: non ce la caviamo così facilmente, quindi ! L’ultimo punto sul quale mi volevo soffermare è l’ultima frase: dove due di voi si metteranno d’accordo. Nel testo originale viene usato il termine sinfonia, che deriva dal greco, sun-con e fonia-suono. Ecco quindi la metafora della musica: ognuno di noi suona uno strumento diverso con uno spartito diverso, che quando vengono uniti insieme però creano una armonia meravigliosa. Sta proprio a noi decidere di mattere da parte i protagonismi personali, per mettersi a servizio della comunità e formare così una musica meravigliosa che verrà ascoltata con piacere dal nostrao direttore celeste. ( Serena B. )