Io sono la vera vite e il Padre mio è l’agricoltore.
Nel vangelo di questa quinta domenica di Pasqua, Gesù si paragono a una vigna e Dio Padre è l’agricoltore. L’aspetto che mi ha maggiormente colpito è il fatto che entrambi i tralci vengono tagliati; quello che non porta frutto e quello che ha bisogno di potatura affinchè porti più frutto.
Uno viene tagliato in modo deciso e definitivo e quindi non avrà più a che fare con la vite, l’altro invece subirà un taglio che lo aiuterà, più avanti, a dare buoni frutti. Vivere la potatura non è certo una bella esperienza, anzi, è dolorosa per chi la subisce è come un intervento chirurgico, è doloroso ma è fatto per la vita, per salvare la persona, per donarle una vita migliore.
Tante volte nella nostra vita cristiana abbiamo sperimentato delle potature ( aridità nella preghiera … Dio che non si fa sentire, una malattia, una delusione profonda procurata da una persona di cui avevamo fiducia, una accusa ingiusta che ci mette in cattiva luce … ) Di fronte a queste prove ci arrabbiamo e spesso diamo la colpa a Dio o ad altri. Non è facile da comprendere e da vivere però in quel momento Dio ci sta purificando, ci pota, toglie da noi le negatività, ci invita a rimanere in Lui ( ripetuto 7 volte in questa pagina del vangelo ), un rimanere attivo perchè la vite senza i tralci non può portare frutto e viceversa. Perciò non dobbiamo avere paura delle potature che spesso ci tocca subire, basta rimanere uniti a Dio-vite, e insieme maturerà il frutto che poi verrà donato e che si chiama Amore. ( Sonia R. )