Ovunque c’è qualcuno che crede nel Signore nasce la solidarietà.
Domenica scorsa abbiamo sentito che Gesù era pieno di compassione per la moltitudine di persone, che erano come pecore senza pastore. Per primo donò il ” pane ” dei suoi insegnamen,ti, solo più tardi compie il miracolo di condividere i cinque pani e i due pesci con cinquemila uomini.
Il linguaggio simbolico di Giovanni ci fa capire che il dialogo tra Gesù e Filippo serve per esprimere l’impossibilità economica di soddisfare la fame di tutta quella gente affidandosi unicamente ai soli calcoli matematici della iniziativa umana.
Gesù aspetta una soluzione vera e arriva proprio da un ragazzo, simbolo di chi si fida di Dio. Un ragazzo che invece di tenersi stretta la propria bisaccia, secondo la logica umana, tira fuori quello che ha. Quella bisaccia diventa la bandiera più grande che il mondo abbia potuto conoscere e da allora ha salvato milioni di persone. Quella merenda è quella risposta che Gesù aspettava e la accoglie sorridendo. Questo ragazzo ha innalzato la bandiera della solidarietà. Lo vediamo anche oggi. Ovunque c’è qualcuno che crede nel Signore nasce la solidarietà. E le cose cambiano. Questo ha fatto Gesù quel giorno grazie al quel ragazzo. Mi piace pensare che con il suo gesto ha semplicemente lanciato una proposta di condivisione dei beni: questo è il miracolo della solidarietà. Condividere il pane e comandamento dell’amore sono in sintesi la stessa cosa ed è questo che rende la religione cristiana concreta, perchè la preghiera e la messa aiutano, ma è dalla solidarietà che nasce la fraternità.
Riflettendo su quanta fame c’è ancora nel mondo, non solo materiale ma di pace, di senso della vita, penso che noi tutti siamo in attesa di ricevere da Gesù la nostra razione di pane e di pesce. Questo ci doni la consapevolezza di avere grande rispetto degli altri che sono nel bisogno e sentirci chiamati ad offrire quel poco che abbiamo, affinchè lo stesso Gesù ne faccia buon uso ( Emilia D. )