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Ricordo le mie campane …

Memorie personali e qualche considerazione …

Quando ero molto giovane, abitavo in un piccolo paese dell’Alto Vicentino e lavoravo nei campi. Erano rari gli orologi al polso, qualcuno da taschino, ma davvero pochi. Bisognava aspettare la Cresima e il Santolo, se generoso, ne regalava uno. Per il resto erano tutte le campane a scandire le ore e annunciare i fatti importanti del giorno, come fossero un bollettino quotidiano.

Un tocco secco segnava la morte di una donna, due tocchi se era un uomo. Più tocchi il prete, ancora di più il vescovo, tanti il papa. Annunciavano la scuola, la liturgia e le funzioni. Se i rintocchi erano a martello annunziavano una disgrazia, di solito un fienile a fuoco e la gente accorreva in aiuto, ma anche gravi accadimenti metereologici o sociali ecc …

Alla domenica il suono allegro ne annunciava il meritato giorni di riposo. Erano suonate a mano, tirando le corde dal vecchio campanaro, che in sincronia tirava ora una ora l’altra campana. Anche a noi giovinetti era concesso, qualche volta, di provare, ma rischiavamo di essere sollevati da terra avvinghiati alla corda con pericolose acrobazie.

Ora, in tempi moderni, le campane sono azionate elettricamente e tristemente i campanari sono spariti. E purtroppo le campane, con la poesia di quel suono, cominciano a dare fastidio: il rumore alto, troppo noioso e disturbatore del suono e delle comunità. Insomma rischiano di essere costretti al silenzio. Qualche giudice zelante ne ha limitato l’uso adducendo la motivazione di disturbo della quiete pubblica.

Forse all’uomo moderno, che si crede eterno e sovrano, le campane disturbano lo Spirito. ( Vinicio Bulla )