Il grano e la zizzania: la pazienza di Dio
Il Vangelo di questa domenica mi era un po’ difficile da accogliere. Da una lettura personale, interpretavo la prima parabola come la classificazione degli uomini in buoni o cattivi, cosa che io faccio fatica a condividere perchè sono convinta che in ognuno di noi coesistano qualità e difetti, bontà e peccato. Cercando commenti competenti invece, ho compreso che, il punto focale della parabola non è tanto il grano e la zizzania, ma la PAZIENZA di DIO, che attende la mietitura e non sradica la zizzania, onde evitare di far morire il grano.
Ma ciò su cui vorrei concentrare particolarmente la mia attenzione è la seconda parabola, ossia il piccolo granello di senape, quasi invisibile. Mio zio don Giuseppe, morto ben dodici anni fa, mi diceva sempre che la Chiesa sta vivendo una grande trasformazione. E’ vero, diceva, le chiese si svuotano, ma rimarrà solo chi crede davvero e che sarà capace anche di qualche sacrificio pur di dare ragione della propria speranza. Anche il vescovo Claudio sostiene spesso che questo tempo che stiamo vivendo sia un tempo opportuno, un Kairos, tempo in cui la Chiesa potrà essere più vera: meno appariscente, meno ricca economicamente, ma più concentrata su Gesù e la fede che la anima. E allora ho pensato a tutti quei periodi storici in cui presenze piccole agli occhi del mondo ( s. Francesco, denudato di tutto, Madre Teresa, piccola suora e tutti i santi, semplici persone che hanno avuto coraggio e fede ) hanno saputo risollevare e rianimare il Regno di Dio.
Nel nostro piccolo, io mi sento fortunata di vivere in una comunità cristiana come la nostra, con tutti i suoi difetti e le sue piccolezze. In essa trovo profumo di buono, e vedo luce che riflette i raggi del sole, come il grano dorato, che mi parla della bontà di Dio per noi. E per questo mi sento di dover continuare sempre a ringraziare il Signore. ( Maria Pia Lorenzi )