Uscire dal nostro IO, dal nostro egoismo.
Il dualismo fra giusti e maledetti è insito e quasi scontato nella nostra società: sempre tendiamo a classificare le persone in buone o cattive. Le storie di vita invece ci raccontano come è davvero difficile delineare e distinguere perfettamente il male dal bene. Chi è che non darebbe da bere a un assetato o da mangiare a un affamato, ai nostri giorni? Poi se è uno costa poco … ma quando diventano tanti ? Quando non sai chi abita dietro quelle mani che chiedono ? Quando in carcere c’è chi ci ha fatto del male, come si fa a fargli visita ? E’ chiaro che diventa difficile sparare sentenze …
Eppure le storie di tutti i giorni evidenziano come viene spontaneo giudicare e come ci viene naturale il desiderio di vivere negando l’esistenza di Dio, elevando noi stessi a giudici di tutto e di tutti. L’intelligenza, il buon senso, la tecnologia, il consenso, ci illudono di essere autonomi su tutto e di non aver bisogno di nulla e di nessuno.
Nel vangelo di oggi Gesù non intende metterci la coda di paglia, la paura del castigo alla fine del nostro tempo. Piuttosto ci esorta ad avere attenzione per chi ci vive accanto, ad uscire dal nostro io, dal nostro egoismo, che, se esasperati, ci portano ad essere vittime di noi stessi. L’avidità, l’invidia, la superbia ci ricordano gli angeli del diavolo, che dividono e confondono, fino a bruciare ogni germe di bene e di bellezza.
Coltiviamo allora, attenzione all’ascolto, non solo delle voci di chi di vive accanto, ma anche del richiamo di Dio, che cci esorta sempre a donare e ad avere cura di chi incontriamo nel cammino della vita, pur con i nostri limiti e le nostre fatiche. ( Maria Pia Lorenzi )