MIO SIGNORE E MIO DIO
Chissà che paura avevano i discepoli. Il loro progetto di vita, la loro missione, ciò per cui avevano lasciato tutto era sparito e si ritrovavano spaventati e con un pugno di mosche. E come se non bastasse, pure braccati dai Giudei, come se fossero una specie di setta che il Nazareno aveva creato. Quando viene Gesù in mezzo a loro sono quindi intimoriti, barricati in casa, soli, sperduti. Gesù però riesce ad entrare comunque nonostante le porte chiuse e la paura. Si presenta nella sua interezza, con i segni della morte che ha subito, ma con un augurio di pace che riesce a scaldare subito tutti i cuori. Pace a voi. Ciò che dona il Signore non è certo solo una assenza di armi, un augurio generico, ma un sentimento che scalda i cuori e le anime degli apostoli impauriti, che fa aprire loro gli occhi ed il cuore per poter vedere che quello che è entrato non è un fantasma, ma Dio in mezzo a loro.
Ciò nonostante, otto giorni dopo, quando ritorna e c’è anche Tommaso, li trova ancora chiusi in casa. L’hanno riconosciuto subito, ma questo non è bastato per farli uscire e condurli a predicare al mondo la buona novella. Chissà poi quanti altri segni sono stati necessari per far sentire ai discepoli la presenza vera e importante del Signore Gesù il risorto ! Noi cosa possiamo fare ? Non abbiamo visto con i nostri occhi nè messo il dito nelle piaghe, ma dobbiamo avere fede nel grande mistero di Gesù il crocifisso che è risorto. E questo ci risulta difficile, nonostante ci venga a trovare ogni otto giorno grazie al mistero eucaristico. Per fortuna che Gesù chiude la sua visita con un augurio che è anche un imperativo: beati quelli che non hanno visto ma hanno creduto!
Una beatitudine semplice che non ci lega a grandi talenti ma che ci dà forza e speranza per continuare nel cammino della vita e della fede. ( Serena B. )